Storia dei greci
Indro MontanelliMi sarebbe più facile elencare i vizi e i difetti di questo libro che non i suoi meriti e qualità.
Sapevo prima di scriverlo che a questa conclusione sarei fatalmente arrivato, ma l’ho scritto ugualmente perché mi divertiva farlo, perché spero che qualcuno si divertirà a leggerlo e perché penso che, pur con tutte le sue lacune, esso riempirà quella più grossa che i nostri professori si sono dimenticati di colmare: una narrazione semplice, un racconto cordiale.
L’ho chiamata Storia dei greci perché, a differenza di quella di Roma, è una storia di uomini, più che una storia di popolo, di nazione, o di stato.
Per questo ho ridotto all’essenziale la trama degli avvenimenti politici per dare la precedenza a quelli che determinarono lo sviluppo della civiltà e ne segnarono le grandi tappe. In questo libro i poeti e i filosofi contano più dei legislatori e dei condottieri: il solco lasciato da Socrate e da Sofocle mi sembra più profondo di quello che lasciarono Temistocle ed Epaminonda.
Non pretendo di aver detto qualcosa di nuovo né di aver dato a quello che già si sa un’interpretazione originale. Ma non me l’ero nemmeno proposto. La mia ambizione è stata quella di fornire ai lettori un mezzo per riavvicinarsi senza fatica e soprattutto senza noia agli antichi greci.